Il film “C’è ancora domani”, diretto dall’attrice diventata regista Paola Cortellesi, esplora il potenziale di cambiamento nell’Italia del dopoguerra attraverso le vicende domestiche di una casalinga romana. Questo ambizioso e generoso debutto alla regia rievoca i classici del neorealismo, con un personaggio centrale che avrebbe potuto essere interpretato da icone come Anna Magnani o Sophia Loren. Il film si sviluppa da un melodramma spudorato in una storia più riflessiva di piccole vittorie personali e di emancipazione femminile. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, è destinato a suscitare interesse sia nei festival che tra il pubblico nazionale, con l’uscita in Italia prevista per il 26 ottobre.

Cortellesi, nota cantante e attrice con diverse nomination ai David Di Donatello, ambienta il suo film in bianco e nero in una Roma segnata dalla rinascita post-bellica. La trama si concentra su Delia (interpretata dalla stessa Cortellesi), che vive con il marito autoritario Ivano (Valerio Mastrandrea) e i loro tre figli. Delia è soffocata dalle aspettative domestiche: cucinare, pulire, crescere i bambini, prendersi cura del suocero anziano e contribuire economicamente con piccoli lavori. Ivano la denigra e la sminuisce costantemente, in un contesto di tirannia patriarcale dove le donne sono costrette al silenzio.

Il film evidenzia la speranza di Delia per un futuro migliore per sua figlia e per le generazioni future, nonostante i continui ricordi di come sarebbe potuta essere diversa la sua vita, inclusi gli incontri con il meccanico Nino (Vinicio Marchioni), suo vero amore perduto. La storia guadagna slancio quando Delia decide di prendere in mano il proprio destino.

“C’è ancora domani”, pur con alcune irregolarità, è un racconto sentimentale di sofferenza e sacrificio personale, eseguito con stile da Cortellesi. La violenza domestica di Ivano è rappresentata in modo grottesco e sorprendente, mentre l’umorismo secco attenua i momenti più melodrammatici. La regia di Cortellesi è audace, con l’uso di rallenty, riprese dall’alto e una colonna sonora eclettica che varia dal hip hop al rap, includendo artisti come Achille Togliani, Lucio Dalla e Outkast. Il finale, inaspettato e significativo, riflette un cambiamento nazionale e un progresso storico nei diritti delle donne.